Organizzazione e conduzione del colloquio
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- Categoria: G.L.H.
- Pubblicato Martedì, 03 Dicembre 2013 12:43
- In genere si inizia con il presidente che illustra la situazione e fornisce agli insegnanti la documentazione raccolta.
- Al colloquio, che si terrà in ambiente tranquillo, intorno ad un tavolo, saranno presenti tutti gli insegnanti (anche se non è sempre facile).
- È importante che ciascun insegnante sia presente, poiché ognuno si relaziona in modo diverso con il bambino e può osservare diversi aspetti della personalità. Inoltre alcune famiglie hanno un rapporto più disteso con un insegnante piuttosto che con un altro.
- All’interno del gruppo si cercherà di mantenere un’atmosfera rilassata: sarebbe opportuno che il presidente fosse una persona non coinvolta emotivamente, pur conoscendo bene la situazione del bambino.
- Durante il colloquio, sia le insegnanti che il restante personale dovrebbe esprimere il personale punto di vista senza trasmettere delusione o sfiducia nell’alunno.
- La scarsa conoscenza delle dinamiche scolastiche e del diverso comportamento che il soggetto in esame ha verso un gruppo di coetanei, piuttosto che verso gli adulti, porta spesso ad una inadeguata conoscenza del bambino.
- Chi conosce il bambino diversamente abile dovrebbe anche riuscire a costruirsi aspettative adeguate alle sue capacità relazionali e cognitive, individuandone anche le modalità di apprendimento e i tempi più o meno lunghi.
- È importante entrare in empatia con i genitori, ma anche non creare false aspettative nè alimentare una totale sfiducia nel figlio.
- È importante poi che anche i genitori possano condividere e comprendere a fondo il piano educativo che la scuola propone per il bambino.
- È anche fondamentale non colpevolizzare la famiglia e, se necessario, far passare i consigli con molta cautela.
- Ma è altrettanto importante rispettare il lavoro di ognuno, anche degli insegnanti, che vengono troppo spesso giudicati e poco ascoltati.
- I rapporti con le famiglie di bambini diversamente abili non sono mai semplici, poiché queste famiglie hanno spesso alla spalle angosciose ricerche di soluzione al loro problema.
- Gli “specialisti” in genere tendono a dare facili consigli, non sempre cercando di conoscere bene la realtà scolastica.
- Comprendere il disturbo del bambino serve agli insegnanti per capire come questo si traduca in difficoltà di apprendimento e come queste vadano a modificare la relazione educativa.
Conclusione
Per non arrivare ad un profilo poco reale del bambino è bene, durante il colloquio, tener presenti alcuni aspetti:
- le caratteristiche cognitive e neuro-psicologiche che connotano lo specifico disturbo;
- la comprensione di come queste caratteristiche si esprimono in rapporto all’età e a particolari richieste didattiche;
- le modalità affettive e relazionali;
- l’importanza della relazione alunno insegnante, e della rappresentazione che ognuno ha dell’altro;
- le capacità nel raggiungere determinati obiettivi didattici.