Organizzazione e conduzione del colloquio

  • In genere si inizia con il presidente che illustra la situazione e fornisce agli insegnanti la documentazione raccolta.
  • Al colloquio, che si terrà in ambiente tranquillo, intorno ad un tavolo, saranno presenti tutti gli insegnanti (anche se non è sempre facile).
  • È importante che ciascun insegnante sia presente, poiché ognuno si relaziona in modo diverso con il bambino e può osservare diversi aspetti della personalità. Inoltre alcune famiglie hanno un rapporto più disteso con un insegnante piuttosto che con un altro.
  • All’interno del gruppo si cercherà di mantenere un’atmosfera rilassata: sarebbe opportuno che il presidente fosse una persona non coinvolta emotivamente, pur conoscendo bene la situazione del bambino.
  • Durante il colloquio, sia le insegnanti che il restante personale dovrebbe esprimere il personale punto di vista senza trasmettere delusione o sfiducia nell’alunno.
  • La scarsa conoscenza delle dinamiche scolastiche e del diverso comportamento che il soggetto in esame ha verso un gruppo di coetanei, piuttosto che verso gli adulti, porta spesso ad una inadeguata conoscenza del bambino.
  • Chi conosce il bambino diversamente abile dovrebbe anche riuscire a costruirsi aspettative adeguate alle sue capacità relazionali e cognitive, individuandone anche le modalità di apprendimento e i tempi più o meno lunghi.
  • È importante entrare in empatia con i genitori, ma anche non creare false aspettative nè alimentare una totale sfiducia nel figlio.
  • È importante poi che anche i genitori possano condividere e comprendere a fondo il piano educativo che la scuola propone per il bambino.
  • È anche fondamentale non colpevolizzare la famiglia e, se necessario, far passare i consigli con molta cautela.
  • Ma è altrettanto importante rispettare il lavoro di ognuno, anche degli insegnanti, che vengono troppo spesso giudicati e poco ascoltati.
  • I rapporti con le famiglie di bambini diversamente abili non sono mai semplici, poiché queste famiglie hanno spesso alla spalle angosciose ricerche di soluzione al loro problema.
  • Gli “specialisti” in genere tendono a dare facili consigli, non sempre cercando di conoscere bene la realtà scolastica.
  • Comprendere il disturbo del bambino serve agli insegnanti per capire come questo si traduca in difficoltà di apprendimento e come queste vadano a modificare la relazione educativa.

Conclusione

Per non arrivare ad un profilo poco reale del bambino è bene, durante il colloquio, tener presenti alcuni aspetti:

  • le caratteristiche cognitive e neuro-psicologiche che connotano lo specifico disturbo;
  • la comprensione di come queste caratteristiche si esprimono in rapporto all’età e a particolari richieste didattiche;
  • le modalità affettive e relazionali;
  • l’importanza della relazione alunno insegnante, e della rappresentazione che ognuno ha dell’altro;
  • le capacità nel raggiungere determinati obiettivi didattici.